Gli asparagi sono un ortaggio molto ricco di proprietà benefiche per la nostra salute. Essi si distinguono soprattutto per aspetto, sapore e tipologia di coltivazione. In natura, si stimano oltre 200 varietà di asparagi. In linea generale, esistono due tipologie di asparagi:
Un’altra classificazione degli asparagi è quella che tiene conto del loro colore: esiste, infatti, una differenza tra asparagi bianchi e verdi:
Nell’orto di casa è possibile coltivare sia asparagi verdi sia asparagi bianchi, sebbene in quest’ultimo caso, siano necessari più impegno e attenzione, in quanto questa coltivazione richiede particolari cure.
Coltivare la pianta da asparago richiede molta pazienza in quanto la raccolta può essere fatta solo 4 anni dopo la semina.
Gli asparagi amano la luce diretta e possono essere coltivati a partire dal seme oppure dalle zampe, ossia i rizomi. Nel primo caso la semina va fatta in primavera, e in autunno bisognerà eliminare tutte le foglie che si trovano a 5-6 cm dal terreno. A piantina formata è possibile estirpare e trapiantare la pianta per produrne altre in tempi brevi. Nel secondo caso, invece, le zampe si interrano tra marzo e ottobre.
Il periodo ideale per la raccolta degli asparagi è quello primaverile, tra marzo e maggio. Va effettuata tagliando gli asparagi a circa 20 cm dalla punta, senza staccare la radice.
Anche se la sua coltivazione richiede tempo e soprattutto pazienza, la pianta da asparago può continuare a produrre i turioni per 20 anni.
La principale differenza tra asparagi selvatici e asparagi coltivati consiste nell’aspetto dei turioni: i turioni degli asparagi selvatici sono diritti, più croccanti e privi di fibrosità, ed assumono un aspetto spinoso; i turioni degli asparagi coltivati sono, invece, molto più morbidi e fibrosi. Questa differenza è riscontrabile soprattutto nel caso di asparagi coltivati da produttori specializzati attraverso le tecniche di pacciamatura, mentre è molto meno evidente nel caso di asparagi coltivati nel proprio orto che hanno solitamente un aspetto molto simile a quelli selvatici.
Un’altra importante differenza è rappresentata dal sapore: l’asparago selvatico ha un gusto amarognolo e molto deciso, mentre la varietà coltivata è solitamente più delicata al palato ed è, pertanto, maggiormente apprezzata dagli intenditori. L’asparago selvatico è facilmente reperibile in natura (principalmente in terreni incolti o nei boschi di quercia), ma è possibile coltivarlo anche nell’orto domestico.